Antonino Cannavacciuolo confessa di aver preso mazzate da piccolo. Ecco la sua storia nel dettaglio.
In molti lo conoscono per la sua partecipazione come chef a Masterchef, programma che conduce insieme ad altri tre chef stellati, eppure Antonino Cannavacciuolo nel suo passato nasconde episodi che lo hanno segnato parecchio. Nasce a Vico Equense, in provincia di Napoli, ma la gavetta lo porta un po’ ovunque. Il suo ristorante Villa Crespi ha ottenuto ben due stelle Michelin.
![Cannavacciuolo](https://www.kronic.it/wp-content/uploads/2021/08/Antonino-Cannavacciuolo-insieme-al-Presidente-del-Napoli-calcio-Getty-Images.jpg)
Per quanto riguarda la sua vita privata, è sposato con Cinzia Primatesta, da cui ha avuto due figli. Ma, prima del successo stellato in tv Antonino Cannavacciuolo ha avuto una vita fatta di sacrifici e botte prese. Vediamo nel dettaglio di cosa la sua storia.
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Antonino Cannavacciuolo si confessa e ammette di aver preso botte da piccolo sul posto di lavoro
![Cannavacciuolo](https://www.kronic.it/wp-content/uploads/2021/08/Lo-chef-Antonino-Cannavacciuolo-immagine-presa-dal-profilo-Instagram-dello-chef.jpg)
Prima di arrivare ad essere uno chef di successo, Antonino Cannavacciuolo ne ha dovuta fare di strada. E lo racconta in un’intervista al Corriere della sera, dove dice: “Sono andato a lavorare in cucina a 13 anni e mezzo. La notte tornavo a casa con spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava uno chef. Mia mamma voleva protestare. Mio padre disse: Se gliele ha date, significa che se le meritava. Ora quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me è servito”.
Insomma, un passato non facilissimo per la stella Michelin. E, come se non bastasse, a metterci il carico da 90 c’era anche il padre molto rigido. “Da ragazzino mi veniva la febbre per la fatica e mio padre mi mandava a dormire in macchina. Solo una volta mi portò in ospedale perché avevo le gambe gonfie appunto come prosciutti” ha aggiunto.
Proprio per quello che ha passato lo chef è contro le lamentele degli aspiranti chef, perché purtroppo in questo lavoro si devono tenere in conto la frustrazione e la fatica. “Non ne posso più di questo coro di lamenti. La protesta a volte è giusta; ma il lamento non serve a niente. Non stai bene in un posto? Vattene e prova da un’altra parte. Chi trova un bravo apprendista non lo manda via” ha detto in ultimo.