Paolo Bonolis e l’insicurezza rivelata : “… La pipi’ a letto fino a..”

Il conduttore italiano, fra i più amati del pubblico, ha confessato un doloroso aneddoto che lo ha accompagnato per molto tempo.

Il conduttore Paolo Bonolis, uno dei più amati dal pubblico, ha raccontato alcuni dolorosi aneddoti sulla sua infanzia e su ciò che gli capitava fin quasi all’ingresso nell’età adolescenziale.

Sembrerebbe infatti che il buon Paolo, prima di essere un conduttore amato e ammirato dalla maggior parte degli italiani, da piccolo avesse moltissimi problemi.

Ma da cosa derivano queste problematiche? Cosa ha portato il giovane Paolo ad avere questi problemi?

I problemi di balbuzie

“Da bambino la mia balbuzie era un calvario. Ma sono cresciuto sereno. E lo devo ai miei genitori, che non mi hanno mai fatto sentire diverso. Oggi li imito con mia figlia: mi comporto come se i gravi problemi, che lei ha fin dalla nascita, non esistessero…”.
Ecco la confessione del conduttore televisivo a OK.

Ma da dove parte questo problema di balbuzie? Vi erano altre problematiche che affliggevano Paolo?

Qual è il senso della mia di vita? Provate a leggere, vi racconto quello che in televisione non si vede. Quello che non è andato sempre liscio, quello che è duro. Quando avevo cinque o sei anni balbettavo così tanto che starmi a sentire era un calvario. E quel naso… Lunghissimo, con dietro un abbozzo di faccia. Poi la pipì a letto, fino a 10, 11 anni.
Insicurezza? Non lo so. Probabilmente sarà stato quello. Perché cause oggettive non ce n’erano, infatti tutto si è sistemato. Certo, se non fosse andata com’è andata non avrei mai potuto fare la tv.”

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Gli altri problemi di Paolo

Poi le problematiche a scuola: “La maestra m’interrogava per iscritto. Ma quando ero bambino, fin dalle elementari, la balbuzie era molto forte. Tanto che a volte balbettavo al punto da non poter essere interrogato. Sennò gli altri ragazzini dovevano passare tutta l’ora a sentire me.”

“All’inizio ridevano e qualcuno mi prendeva in giro. Ma alla fine non ne potevano più e sbadigliavano. La maestra optò per l’interrogazione scritta. In quel modo le coltellate di Giulio Cesare rimanevano 33 e non diventavano 66…
I miei genitori sono stati fondamentali per la mia autostima. Mi fecero comprendere che il mio difetto mai mi avrebbe impedito di essere come gli altri. Papà mi diceva: “Ricordati, questo problema non è il tuo problema, ma è di quelli che lo vedono tale. Tu non fai altro che dire le cose che pensi, come tutti. Ci metti solo più tempo.”

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