Il CEO di Mercedes-Benz lancia un allarme riguardo alle conseguenze di una transizione troppo rapida verso la mobilità elettrica.
Nel corso di un’intervista rilasciata a The Economist, Källenius ha evidenziato come il divieto anticipato dei motori a combustione interna, senza un’alternativa accessibile e credibile, potrebbe innescare un boomerang per l’Europa. Il riferimento è all’“effetto L’Avana”, fenomeno che ha visto a Cuba la circolazione prolungata di veicoli obsoleti e altamente inquinanti a causa dell’embargo economico.
“Se l’Europa vieta troppo in fretta i motori termici, milioni di automobilisti continueranno a utilizzare vecchie auto inquinanti, con conseguenze negative per il clima, l’occupazione e la prosperità,” ha ammonito il CEO, che è anche presidente dell’ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di automobili.

Källenius ha chiarito che non si tratta di mettere in discussione la necessità della decarbonizzazione, ma di evitare che una strategia troppo rigida e poco realistica possa trasformarsi in un vicolo cieco, penalizzando le dinamiche economiche e sociali. Le politiche ambientali europee, secondo il manager, stanno infatti imponendo un ritmo che il mercato non riesce a sostenere.
La stagnazione della domanda di veicoli elettrici
Uno degli elementi chiave della riflessione di Källenius riguarda la domanda di auto elettriche. La crescita delle vendite di veicoli a batteria in Europa è ferma a circa il 15% nel 2025, ben lontana dal 50% che si prevedeva qualche anno fa. Questo dato mette in luce una realtà economica più complessa e meno favorevole alle transizioni rapide.
“Il contesto economico generale si è deteriorato e le misure previste per il 2027 potrebbero non essere sufficienti a invertire la tendenza,” ha aggiunto il CEO di Mercedes. La casa di Stoccarda, che fino a poco tempo fa aveva annunciato un futuro completamente elettrico, ha ricalibrato la propria strategia, puntando ora su un’offerta “multi opzione”: accanto all’elettrico, manterrà propulsori ibridi e, dove possibile, motori termici.
Questo approccio pragmatico, simile a quello adottato da altri grandi produttori come Toyota, riflette la necessità di diversificare le soluzioni tecnologiche per accompagnare una transizione più graduale e sostenibile.

Un ulteriore campanello d’allarme riguarda la filiera produttiva europea. Più del 40% dei fornitori del settore è a rischio di sostenibilità finanziaria, una situazione che potrebbe peggiorare se il cambiamento verso l’elettrico fosse troppo brusco e rapido.
Källenius ha indicato tre pilastri imprescindibili per una transizione efficace: decarbonizzazione, resilienza della catena di approvvigionamento e competitività industriale. Nessuno di questi elementi può essere trascurato, ha ribadito, esortando Bruxelles a rivedere le proprie strategie ambientali con un approccio più pragmatico e realistico.
Inoltre, il CEO ha espresso preoccupazione per le recenti politiche protezionistiche, come i dazi sulle automobili provenienti dalla Cina, che rischiano di frenare gli investimenti nella transizione ecologica. Per rafforzare la competitività dell’Europa, è necessaria una maggiore integrazione finanziaria, ad esempio attraverso una vera e propria Unione dei Mercati dei Capitali.
Secondo Källenius, i prossimi dodici mesi saranno cruciali per il futuro industriale europeo. Se l’Unione Europea non correggerà la sua rotta, il rischio è quello di perdere la leadership tecnologica e industriale, rimanendo intrappolata in una fase di stagnazione prolungata.
Il suo intervento segna un punto di svolta nel dibattito sull’elettrificazione in Europa. Le principali case automobilistiche, tra cui Mercedes, Stellantis, Toyota e BMW, stanno manifestando la necessità di un cambio di paradigma: meno ideologia e più flessibilità nelle politiche energetiche e industriali. Pur mantenendo l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, si dovranno considerare più soluzioni tecnologiche per garantire una transizione sostenibile, efficace e inclusiva.