Isabella Ferrari e la malattia rara alle gambe

Isabella Ferrari parlò della malattia rara che l’ha colpita alle gambe in una lunga e emozionante intervista.

Isabella Ferrari (Instagram)

Isabella Ferrari è una donna straordinaria inutile negarlo. In carriera ha raggiunto dei livelli clamorosi grazie al suo volto incantevole e a un’eleganza al di sopra della media. Le sue capacità interpretative poi sono evidenti e sotto la vista di tutti.

La sua vita è stata piena di emozioni e di grandi successi. Basti pensare che già a 15 anni vince un concorso che si chiama Miss Teenager e questo le permette di strappare un contratto discografico per un 45 giri.

Da lì sono passati molti anni ma diverse cose sono rimaste uguali. Per prima cosa parliamo della sua bellezza quasi da mettere in imbarazzo gli uomini. C’è poi il suo talento e la voglia di fare che non le è mai mancata e che le ha permesso di raggiungere dei livelli professionali eccelsi.

Tra i momenti da ricordare c’è sicuramente il 1995 quando vinse per Romanzo di un giovane povero di Ettore Scola la Coppa Volpi. Non tutti sanno che ha avuto anche dei problemi fisici.

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Isabella Ferrari e la rara malattia alle gambe

Isabella Ferrari ha rilasciato una lunga e commovente intervista a Vanity Fair nella quale ha voluto affrontare anche una malattia che ha vissuto e che l’ha sicuramente scossa. Una cosa che non ci potevamo aspettare e alla quale preferisce non dare un nome.

“Qualche anno fa succede che una mattina mi sveglio e non riesco più a muovere le gambe. Tutto è precipitato in fretta. Inizia il calvario delle visite e delle diagnosi. E le diagnosi si dimostrano sempre sbagliate, anche quelle fatte da medici e ospedali stranieri“.

Si rivolse a un medico importante che le consigliò una cura sottolineando però che in numerosi casi la cosa poteva non funzionare.

Decise però di non segure quella terapia: “Decido di non farla e parto per Pantelleria, dove c’è una delle case che amo di più. Ero lucidissima, quell’estate, per via delle dosi di cortisone. Dipingevo, mi sentivo molto illuminata e ogni tanto provavo a preparare i miei figli al peggio. Poi la situazione peggiora, mi riportano a Roma d’urgenza e inizio la terapia. Ogni mattina, per due anni, sono andata in quell’ospedale. E quando non potevo muovermi, dal letto della struttura chiamavo i miei figli via Skype per restare ancorata alla loro e alla mia vita”.

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