Un cambiamento significativo sta caratterizzando il panorama della segnaletica stradale a livello internazionale.
Mentre in Italia e in gran parte del mondo il tradizionale verde continua a essere il colore simbolo del semaforo, nel Giappone da tempo si è affermato un colore diverso: il blu. Questo particolare aspetto, poco noto fuori dai confini nipponici, ha radici culturali e linguistiche che meritano di essere approfondite per comprendere la peculiarità di questa scelta e le sue implicazioni.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la sostituzione del verde con il blu nei semafori giapponesi non è un errore tecnico né un esperimento momentaneo. In realtà, essa affonda le proprie origini nella lingua e nella cultura del Paese del Sol Levante. In giapponese, il termine “ao” indica storicamente sia il blu che il verde, senza una netta distinzione cromatica come nel sistema occidentale. Solo nel ventesimo secolo è stato introdotto il termine “midori” per definire il verde moderno, ma l’uso tradizionale di “ao” permane soprattutto in contesti istituzionali e culturali.

Per questo motivo, i semafori giapponesi mostrano una tonalità che agli occhi degli stranieri appare come un blu intenso, ma che in realtà rappresenta un verde-bluastro profondamente radicato nella percezione locale del colore del “via libera”. Questa scelta è quindi un esempio emblematico di come le convenzioni visive possano essere influenzate da fattori linguistici e culturali, oltre che tecnici.
Il semaforo nella storia e nelle normative internazionali
Il semaforo, inventato nel XIX secolo e diffuso in tutto il mondo con la sua classica sequenza di colori rosso, giallo e verde, rappresenta uno degli strumenti fondamentali per la regolazione del traffico e la sicurezza stradale. In Italia, ad esempio, il semaforo a tre tempi con luci rosso, giallo e verde è uno standard consolidato fin dal secolo scorso. Le luci indicano rispettivamente l’obbligo di arresto, la preparazione alla partenza e il via libera alla circolazione.
Nonostante alcune variazioni nella sequenza o nella presenza di luci aggiuntive in altri Paesi, il sistema cromatico rimane sostanzialmente uniforme, con il verde simbolo tradizionale del permesso a procedere. Solo in Giappone, come detto, si è consolidata questa eccezione con la preferenza per un colore blu-verde, che però conserva la stessa funzione pratica.

La presenza del semaforo blu in Giappone è diventata un’attrazione per i turisti, spesso sorpresi e incuriositi da questa differenza rispetto ai loro standard di riferimento. Tuttavia, l’Italia e la maggior parte degli altri Paesi non prevedono al momento alcuna modifica al proprio codice della strada che possa introdurre una simile innovazione cromatica.
Dal punto di vista della sicurezza e dell’efficacia della segnaletica, il colore verde è adottato per la sua visibilità e immediata riconoscibilità. Il cambiamento in Giappone riflette soprattutto un adattamento culturale e lessicale, utile a comprendere come la percezione dei segnali stradali possa variare anche in relazione a fattori non meramente tecnici.
In un mondo sempre più interconnesso, conoscere queste differenze è essenziale per chi viaggia o si occupa di regolamentazione del traffico internazionale. L’esperienza giapponese dimostra come la tradizione e la lingua possano influenzare anche elementi apparentemente universali come il colore di un semaforo.
Chi si trovasse a guidare in Giappone deve quindi sapere che, quando si accende la luce blu del semaforo, è consentito procedere, proprio come succede da noi con il verde. Nessun allarme, dunque, ma un invito a prendere coscienza delle particolarità locali per una guida sicura e consapevole.