Novità nel campo Porsche: all’improvviso un grande addio per il marchio. Cosa accade e quali scenari si prospettano?
Dopo anni di gestione condivisa, Oliver Blume si appresta a lasciare il ruolo di amministratore delegato di Porsche AG mantenendo esclusivamente la guida del Gruppo Volkswagen. La notizia, anticipata dalla rivista economica tedesca WirtschaftsWoche, segna un passaggio importante nella governance del marchio di lusso tedesco, che attraversa una fase di profonda trasformazione e sfide strategiche.

L’addio di Oliver Blume al doppio incarico in Porsche e Volkswagen
Blume, nato a Braunschweig nel 1968 e alla guida di Porsche dal 2015, ha assunto anche la carica di CEO del Gruppo Volkswagen nel settembre 2022, dopo le dimissioni di Herbert Diess. Nonostante l’eccezionale impegno e i risultati ottenuti, il doppio ruolo ha suscitato critiche sia da parte degli investitori sia nel consiglio di sorveglianza, in particolare dopo la quotazione in borsa di Porsche nel settembre 2022. I principali azionisti, inclusi i rappresentanti delle famiglie Porsche e Piech che detengono la maggioranza azionaria tramite Porsche SE, hanno infatti evidenziato come questa doppia carica possa limitare la focalizzazione necessaria per sostenere efficacemente la crescita e il valore azionario di Porsche.
Attualmente sono in corso intensi colloqui tra Blume, il consiglio di sorveglianza di Volkswagen, il comitato aziendale e i rappresentanti delle famiglie fondatrici per definire la successione. L’ufficializzazione del nuovo CEO è attesa entro l’autunno, con un insediamento previsto per l’inizio del 2026. Tra i candidati figurano sia profili interni al gruppo sia figure esterne, in un momento cruciale per la strategia futura del marchio.

Il cambio al vertice di Porsche avviene in un contesto di difficoltà economiche e strategiche che stanno testando la solidità del marchio. Nel secondo trimestre del 2025, Porsche ha registrato un calo dell’utile del 91% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una contrazione che riflette il calo della domanda in mercati chiave come la Cina, una transizione verso l’elettrificazione più lenta del previsto e l’impatto dei dazi statunitensi imposti durante l’amministrazione Trump.
Dalla sua quotazione in Borsa, il titolo Porsche ha perso circa il 45% del valore, posizionandosi al di sotto persino del titolo Volkswagen, un segnale forte della sfida da affrontare per restituire fiducia agli investitori. Lo stesso Blume aveva ammesso con franchezza che “il nostro modello di business non funziona più nella sua forma attuale”, sottolineando la necessità di una profonda revisione.
In particolare, la strategia sull’elettrificazione ha richiesto un ripensamento radicale. Dopo ingenti investimenti, la casa tedesca ha dovuto affrontare una domanda più contenuta di modelli come la Taycan, che ha visto un brusco calo nelle vendite, così come la decisione di abbandonare la produzione interna di batterie ad alte prestazioni tramite l’unità Cellforce. Tra le cause principali di questa scelta vi sono la concorrenza agguerrita dei produttori cinesi, i costi elevati dovuti ai dazi e la mancanza di economie di scala sufficienti a giustificare la produzione in proprio.
Il profilo di Oliver Blume e il futuro di Porsche
Oliver Blume, ingegnere meccanico di formazione con un master presso Audi, ha iniziato la sua carriera nel 1994 nel Gruppo Volkswagen, passando per diverse posizioni di rilievo in Audi, SEAT e Volkswagen prima di approdare a Porsche, dove ha ricoperto incarichi chiave nella produzione e logistica. Dal 2015 guida Porsche con l’obiettivo di coniugare tradizione e innovazione tecnologica, portando il marchio verso la mobilità sostenibile.
La decisione di lasciare la guida diretta di Porsche per concentrarsi sul Gruppo Volkswagen rappresenta una mossa strategica per garantire una gestione più dedicata e focalizzata al brand Porsche, soprattutto in un momento di grandi sfide e trasformazioni di mercato.
Il futuro di Porsche sarà quindi affidato a un nuovo amministratore delegato che dovrà guidare l’azienda attraverso una ripresa della domanda, accelerare la transizione verso l’elettrico e rafforzare la competitività globale del marchio, mantenendo al contempo la sua identità di eccellenza nel settore automobilistico.