Nel modello 730 del 2025 le detrazioni mediche saranno concesse solo oltre i 129,11 euro. Escluse molte famiglie con spese sanitarie contenute.
Da gennaio 2025 le regole sulle detrazioni sanitarie cambiano in modo rilevante, con una misura che rischia di colpire soprattutto chi ha redditi bassi e spese mediche contenute ma ricorrenti. Con l’introduzione della franchigia di 129,11 euro, il nuovo modello 730 non prevede più alcun rimborso per le somme inferiori a questa soglia, modificando radicalmente l’accesso ai benefici fiscali previsti in ambito sanitario.

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Il meccanismo ora consente la detrazione del 19% solo sulla parte che eccede i 129,11 euro. In pratica, se si spendono 120 euro in farmaci o visite specialistiche, non si ha diritto a nulla. Se si arriva a 150 euro, si possono detrarre solo 20,89 euro, con un recupero di circa 4 euro. L’impatto di questo cambiamento è immediato: molti contribuenti non vedranno più restituiti nemmeno pochi euro legati alle cure minori o occasionali, un fatto che svuota di significato per molti l’utilità del modello 730 per le spese mediche.
La nuova soglia penalizza le fasce deboli: anziani, studenti e famiglie a basso reddito
Tra i più penalizzati ci sono anziani con pensioni minime, famiglie monoreddito, studenti e persone che si curano con costanza ma senza raggiungere cifre alte. Chi, per esempio, acquista farmaci da banco, prenota visite occasionali o esegue piccoli esami di controllo rischia di non ottenere nulla. Il nuovo sistema esclude del tutto queste spese dalle detrazioni, lasciando fuori proprio chi più spesso si limita all’essenziale pur di risparmiare.

L’effetto è doppio: nessun rimborso e nessuna motivazione a conservare ricevute che ormai hanno perso valore fiscale. Si affaccia anche un possibile rischio psicologico: per molti cittadini il modello 730 rappresentava un incentivo alla cura, un modo per recuperare almeno in parte le spese. Con questa modifica si innesca un circolo vizioso di sfiducia nel sistema fiscale.
Diversi esperti in materia tributaria hanno già segnalato la mancanza di progressività di questa soglia fissa, che non tiene conto del reddito. Una spesa di 130 euro può pesare in modo marginale su un professionista, ma diventare gravosa per un pensionato che vive con 600 euro al mese. Si chiede quindi una revisione del criterio, magari introducendo soglie differenziate o meccanismi più flessibili.
Come si applicano le nuove detrazioni e cosa cambia per i contribuenti
Dal punto di vista pratico, chi intende richiedere il rimborso nel modello 730/2025 dovrà sommare tutte le spese mediche sostenute nel corso dell’anno. Solo se l’importo supera 129,11 euro, la parte eccedente potrà essere portata in detrazione al 19%.
Questo sistema riduce le detrazioni ottenibili per chi ha sostenuto spese sanitarie minime ma frequenti, come l’acquisto periodico di medicinali, esami non invasivi, consulti rapidi. Chi invece ha avuto un intervento, terapie prolungate o cure specialistiche, potrà beneficiare del rimborso, ma resta il paradosso: le cure leggere, più diffuse, non vengono più riconosciute.
La modifica ha aperto un conflitto tra sostenibilità e accessibilità: se da un lato serve a contenere i costi per lo Stato, dall’altro taglia fuori migliaia di persone. Associazioni di pazienti, sindacati e CAF stanno chiedendo modifiche urgenti, sottolineando il rischio che si scelga di non curarsi per motivi economici.
Il dibattito è ancora aperto. Intanto, i contribuenti si trovano davanti a un modello 730 più escludente e meno capace di rispondere alle esigenze concrete dei cittadini. Un cambiamento tecnico che produce effetti reali: non solo sul piano fiscale, ma su quello, ben più delicato, della tutela del diritto alla salute.