Per mangiare sano bisogna anche saper riconoscere gli animali vissuti in allevamenti dagli animali selvaggi: avete mai visto la differenza tra i salmoni?
Mangiare sano ad oggi non significa ricercare solamente il bio, purtroppo come sappiamo non tutto il cibo acquistabile al supermercato è cibo sano, anzi, la maggior parte di ciò che mangiamo deriva da allevamenti intensivi e non è di certo la migliore scelta per l’uomo. A tutto ciò si aggiungono le microplastiche che invadono i mari e i terreni, per via dell’inquinamento, e tutte le altre variabili, come i pesticidi, che rendono il cibo sempre più asettico ma anche meno salutare al tempo stesso.
Il circolo vizioso purtroppo sta nel fatto che la sovrabbondanza di popolazione fa sì che si abbia bisogno di più produzione e per permettere di sfamare tutti, o meglio, coloro che possono permetterselo economicamente, c’è bisogno di allevare gli animali in spazi ristretti, in condizioni disumane. Senza creare troppi allarmismi, a volte per rettificare la dieta basterebbe semplicemente fare attenzione a quel che si mette nel carrello, perdendo del tempo nel leggere le etichette, evitando di fare la spesa di fretta.
Per quanto riguarda il salmone, per esempio, il consumo è quintuplicato negli ultimi anni per via dell’ ‘abuso’ che ne viene fatto con le infinite catene di sushi che sono state aperte anche in occidente.
Il salmone, così come il tonno, sono i pesci principali, almeno in occidente, per quanto riguarda le pietanze dei ristoranti in stile giapponese. Per questo continua ad aumentare l’allevamento intensivo che però penalizza la qualità della carne in quanto i pesci vivono in vasche strettissime, piene zeppe di esemplari, e questa compressione elimina lo spazio vitale e la possibilità di nuotare. Questi pesci poi sono sovralimentati per farli crescere grandi e grassi: tutto quel grasso però poi finisce nel nostro corpo, rendendo molto meno sano il pasto.
Come fare allora a riconoscere la differenza tra un salmone selvaggio dell’Alaska, da un salmone italiano di allevamento? La differenza è talmente evidente che è impossibile sbagliare. Innanzitutto la colorazione è la prima differenza che salta all’occhio. Il salmone di allevamento è rosa e non rosso, invece il salmone selvaggio è proprio color salmone appunto, quel rosa scuro che quasi confina con il rosso corallo o il magenta: non quanto un tonno, ma comunque un colore più scuro del rosa sbiadito che invece si riscontra nel salmone di allevamento.
La seconda caratteristica evidente, sono le striature che dividono la carne. Nel salmone di allevamento, le striature sono molto larghe, bianche, ed evidenti: quello è tutto il grasso accumulato dall’impossibilità di muoversi. Nel salmone selvaggio, invece, le striature sono sottilissime, quasi impercettibili, soprattutto nella parte centrale del pesce, sono quasi assenti e la carne è compatta. Se si ha paura del prezzo, ancora una volta ci si sbaglia: la differenza al kg è di pochi euro, quindi la questione economica rimane relativa. La prossima volta per scegliere del buon pesce, affidatevi alla vostra vista.
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