Alberto Angela è uno dei personaggi più apprezzati del piccolo schermo. Ha raccontato un incredibile episodio durante un viaggio in Africa
E’ decisamente difficile, al giorno d’oggi, riuscire a fare cultura all’interno del panorama televisivo italiano. Fare zapping ci porta inevitabilmente a vedere tanti programmi trash, reality show, talk show e ancora tanti tipi di format dediti principalmente al chiacchiericcio mediatico, gossip e quant’altro. Insomma, la ricerca di programmi di cultura sul telecomando risulta molto complessa, soprattutto di questi tempi.
Eppure c’è chi impegna proprio la sua carriera per fornire ai telespettatori una chiave diversa dal classico mainstream televisivo italiano. Personaggi, ad esempio, come Alberto Angela, che puntualmente compare in maniera sovversiva dando modo agli italiani di poter godere di produzioni in grado di alzare il livello qualitativo della media generale. Divulgatore scientifico, conduttore abile e figlio d’arte del grande Piero, il buon Alberto rappresenta davvero il mondo della cultura all’interno del piccolo schermo.
Tantissimi programmi sono stati curati e condotti da lui, per la gioia di chi ama godersi qualcosa di diverso dal classico reality show, ma anche per la felicità delle signore. Di fatto, Alberto è diventato nel tempo un vero e proprio sex symbol, ed anche per questo molto apprezzato.
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Certo, portare determinati tipi di programmi sul piccolo schermo richiede grande sforzo e rischi considerevoli. Non lo si direbbe, ma i documentari hanno bisogno di un grande lavoro che spesso mette a repentaglio la salute di chi ne deve curare i contenuti. Ne sa qualcosa proprio lui, Alberto Angela.
Il noto divulgatore classe ’62 ha raccontato, nel corso di un’intervista riportata da Vanity Fair, di aver affrontato un episodio molto difficile in Niger, dove era giunto per girare un documentario per ‘Ulisse‘. Alberto, infatti, fu vittima di un rapimento insieme alla sua squadra. Un qualcosa che ovviamente non si ricorda con facilità.
“Ci hanno picchiati ma la parte più brutta erano le torture psicologiche, come le finte fucilazioni”, ha spiegato Alberto. Una storia davvero incredibile, che testimonia quanto possa essere rischioso l’avventurarsi in luoghi particolari.
Poi il lieto fine, raccontato dallo stesso Angela. “Poi ci hanno abbandonati nel deserto, sono andati alle nostre macchine e le hanno devastate, derubandoci di tutto. Il giorno dopo sono tornati e ci hanno lasciati liberi”.
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