Non sono pochi i sindaci che si sono lamentati per la chiusura della scuola e per la connessa attività da svolgere in DAD.
La pandemia sta mettendo a dura prova la pazienza dei primi cittadini italiani. Infatti, le scuole e la DAD sembrano essere temi molto cari ai sindaci. Oltre tutti gli studenti, i professori e i lavoratori nel settore dell’istruzione, sono molte le voci a levarsi in favore, o meno, della presenza fra i banchi degli istituti.
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, durante una diretta Facebook si dispiace per le tempistiche che la regione ha delineato. “Ci hanno informati in ritardo”, dice agli studenti e a tutte le persone coinvolte nel settore scolastico.
Anche a Domodossola sembra sia avvenuto lo stesso problema di Milano. In effetti, l’assessore all’istruzione della città, Daniele Folino, entra in prima linea nella contesa con la Regione Piemonte. “Né il sindaco, né io siamo stati coinvolti nella decisione sulle scuole e la DAD”, dice l’assessore.
Sono il 73% degli alunni che in tutta Italia dall’otto marzo torneranno alla didattica a distanza. Sono molte le contestazioni, anche e sopratutto da parte dei genitori. Ovviamente, ci sono i No DAD in prima linea alle contestazioni rivolte all’esecutivo.
A prendere parte a questa contesa c’è anche l’ex ministra all’istruzione, Lucia Azzolina, che sembra non concordare con le decisioni del governo. Sbotta il premier, Mario Draghi, affermando che “in un anno non si è agito nel miglior modo”.
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Il periodo di pandemia sembra non dare tregua su ogni fronte. I contagi sono in aumento e le decisioni che mirano alla chiusura delle scuole sembrano andare di pari passo con quelle di altre attività.
Ovviamente, la differenza fra le chiusure delle scuole nelle città la fa il numero dei contagi che ci sono al loro interno. Sono molte le città che si ritrovano con anche asili ed elementari chiusi, come molti i sindaci che sembrano non starci.
A Napoli il sindaco, Luigi De Magistris, afferma che il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, “scarica la responsabilità sui primi cittadini”. Quindi, sembra che la distanza di idee fra chi gestisce le regioni e chi le città sia davvero molta.
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