Il commissario Arcuri è stato ormai mandato a casa da Draghi: ripercorriamo i passi del suo flop tra banchi a rotelle e vaccini.
Uomo finito al centro di mille polemiche, l’ex commissario Arcuri è stato mandato a casa del neo-premier Draghi con l’arrivo al suo posto di Figliuolo, chiamato ad invertire il trend negativo.
L’esperienza dell’ex commissario è durata poco meno di un anno, e risulta molto travagliata. Passando dal caos relativo ai banchi a rotelle nelle scuole alla campagna vaccinale: analizziamo insieme quanto fatto.
Tante le critiche nei suoi confronti, eppure Domenico Arcuri non si è mai fatto sentire. Nessun profilo social, neanche un tweet o altro attraverso le tante trasmissioni televisive. Lo scorso marzo il premier Conte lo nomina commissario straordinario all’Emergenza Covid per contrastare l’emergenza epidemiologica.
Un ruolo in avvio destinato a Borrelli e poi ricaduto sull’ex commissario. Tra le prime emergenze la scarsità di dispositivi di protezione, così che si poté sbloccare partite alla dogana e semplifica i criteri di validazione.
Il primo “traguardo” riguarda il prezzo politico di 50 centesimi per la mascherina. Il commissario si occupa quindi di acquisto di respiratori, monitoraggio posti letto e milioni di tamponi. Qui il primo flop con il decantato “modello Italia” che ha fatto acqua da tutte le parti in estate. Cosi come l’app Immuni, definita lesiva da molti, se non tutti.
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A settembre poi l’idea dei banchi a rotelle, appoggiata dall’ex Ministro all’Istruzione, Lucia Azzolina e che è sembrata un’iniziativa tutt’altro che buona per evitare l’espandersi del contagio Covid.
Il più grande flop si è però riscontrato con il piano vaccini. Arcuri aveva assicurato l’immunità di gregge per l’estate, considerate le oltre 200 milioni di dosi prelazionate, con strutture in ogni città per favorire le vaccinazioni. Le dosi però arrivano solo a tratti e le Regioni non si muovono in maniera omogenea. Un vero e proprio disastro organizzativo per esempio in Lombardia.
Arriva infine l’inchiesta sulle mascherine con il commissario promotore di maxi-commesse con la Cina passate per mani probabilmente non limpide. Insomma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso ed ha indotto il neo premier alla decisiva svolta. Ora tocca a Figliuolo con la speranza che faccia nettamente meglio.
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