Scoppiata la polemica in queste ore sul tema della pillola abortiva, tra reazioni ed accuse di lesa libertà di espressione. Facciamo chiarezza.
Il tema dell’aborto è di estrema attualità, soprattutto negli ultimi giorni. In estate, infatti, è stato dato il via alla prescrizione anche senza ricovero obbligatorio della pillola abortiva (RU-486), in sostanza una preparazione farmacologica a base di mifepristone, un corticosteroide in grado di indurre l’aborto chimico entro i primi 49 giorni di gravidanza.
Una svolta nel nostro paese, che ovviamente ha scatenato anche diverse polemiche. A porsi in maniera critica nei confronti della scelta adottata dal Ministero della Salute è soprattutto chi ritiene che, già in fase di concepimento, l’embrione abbia organi funzionanti. Insomma, un vera vita.
E cosi si è partita la campagna di sensibilizzazione da parte ‘Pro vita e famiglia Onlus, che negli scorsi giorni si è spesa proprio attraverso l’affissione di manifesti contro questa scelta, con l’hasthtag #dallapartedelleDonne.
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Ovviamente c’è chi, poi, si è posto a favore della “liberalizzazione” della pillola abortiva, e soprattutto contro chi oggi cerca di sensibilizzare in senso contrario.
I manifesti apposti in diverse città sono stati strappati, imbrattati, un segno di protesta contro la libertà di pensiero da parte di chi cerca di andare controcorrente su un tema estremamente dibattuto.
In tanti, anche nel mondo dei media, si sono sferrati contro ‘Pro vita e famiglia’, colpevoli – secondo alcuni – di fomentare una campagna d’odio contro chi decide di interrompere la gravidanza prematuramente.
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In queste ore è arrivata l’ennesima reazione, ancora da parte della Onlus, che cerca di far valere i propri diritti legati alla libertà di espressione.
Un comunicato che spiega cosa sta accadendo in giro per l’Italia, in barba a quello che sarebbe un sacrosanto diritto di opporsi. “Gli intolleranti della tolleranza Lucarelli, Parenzo, Saviano chiedono la rimozione… e i teppisti eseguono”, spiega la Onlus, che si riferisce ovviamente ai manifesti strappati ed imbrattati.
Teppisti fomentati – a detta dell’associazione – da chi ha provato a promuovere una contro-campagna mediatica: “Hanno strappato e vandalizzato i manifesti della nostra campagna #dallapartedelledonne contro la pillola abortiva Ru486”.
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Alcuni hanno provato a sostenere la tesi secondo la quale, ad esempio a Milano, sia stato lo stesso Comune ad ordinare la rimozione dei manifesti. Il tutto, ovviamente, smentito da fonti vicine al Sindaco Sala.
“Siamo di fronte a una Nuova Inquisizione che si batte contro la libertà di espressione, garantita dalla nostra Costituzione”, spiega ‘Pro vita e famiglia’. Il tutto, poi, viene anche mosso su quelle che sono le basi scientifiche di un tema che ha bisogno di ulteriori chiarimenti.
“I progressi dell’embriologia, della biologia e della genetica confermano che l’embrione ha organi funzionanti, prova sensazioni, sogna, soffre”, il chiarimento. Una situazione tesa, ed ovviamente da monitorare.
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